- SONETTI SCELTI NELL’EDIZIONE ROMANA.
- LXIII. Lo spasseggio der paìno. (29 giugno 1834)
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LXIII.
Lo spasseggio der
paìno.1
(29
giugno 1834)
—
Ch’edè,2 ssor fischio,3
sto su-in-giù? Pijjate
L’acqu’a ppassà?4 cce sarìa mai pericolo?5
Pe’ vvostra bbôna regola, sto vicolo
Nun è aria pe’ vvoi. Dunque sviggnate.
E ppe ffàvve6 capasce,
in prim’articolo
Cqua nnun ze trova quer che vvoi scercate:
E cce vóleno7 poi scêrte stoccate
Da favve arivortà puro er bellicolo.8
E nun zerve de bbàtte’ la scianchetta,9
Sor faccia da patate e ppomidoro,
Sor pronipote de Maria Spuzzetta.
Oh gguardate un po’ cqua cche bbêr lavoro!
Vônno puro10 un tantin de rezzoletta,11
Co’ ttante caggne de mojjacce lôro.
1 Le persone del ceto
civile sono pel volgo paìni, cioè eleganti. —
2 Che è? —
3 Fischio e fischietto, nome di spregio dato ai
giovinetti. —
4 Prender l’acqua a passare, passar l’acqua:
passeggiare innanzi e indietro. —
5 Vi sarebbe mai questo caso? —
6 Per farvi capace, per capacitarvi. —
7 Ci volano. —
8 Bellìco. —
9 Non serve di batter la gambetta: fremere. —
10 Pure. —
11 Rezzola chiamasi la rezza, o
reticella, in cui le donne di certi rioni accolgono i capelli. Pendente essa
dalla parte posteriore del capo, vi è stretta da un largo nastro che si annoda
sulla fronte con un gran cappio ardito e aperto in forma di corna. Quindi
rezzola diconsi pure le stesse donne che ne usano, e così anche il ceto di
esse.
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