Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

LXXXIII.

Er vistì de la ggente.

 (13 settembre 1835)

Nun concrude.1 Vedete Sarafina?
Cocquella bbella su’ disinvortura
Lei2 un straccio ch’è un straccio je figura:
Se3 mette un corno e pare una reggina.

 

A l’incontrario poi, sc’è la spazzina,
Che ppô pportà cqualunque accimatura,4
È un pajjaccio vistito, fa ppaura,
La pijjate pe’ un sacco de farina.

 

S’intenne: tutto sta nne la perzona.
Chi è svérta5 com’e nnoi, la peggio robba
Je s’adatta e jje sta ccome la bbôna.

 

Dateme invesce un fusto basso e grosso,
Una guercia, una ssciabbola, una gobba:
Oggni galantaria je piaggne addosso.

 

 

 

 




1 Non conclude. —

2 A lei. È una costruzione tutta romanesca, d’uso frequente. —

3 Si. —

4 Da cima; e vale «cosa scelta, che sta sopra alle altre.» —

5 Svelta.




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL