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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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CV.

Mastro Grespino.1

 (30 novembre 1836)

Stretti?! Ma gguardi llì: stanno attillati,2
Che jje fanno un piedino ch’è un piascere.
Sôle schiette, se sa,3 ppelle sincere:
So4 stivali, e nno zzànnoli5 de frati.

 

Che ccosa se ne fa, ssor cavajjere,
De quelli fanfaroni6 squatrassciati,7
Che ddoppo un’ora o ddua che ll’ha ccarzati,
Je diventeno un par de sorbettiere?

 

Sbatti8 er piede, accusì, ffacci de questo:9
Ma ggià, er vitello come sente er callo10
Cede da lui médémo11 e ppijja er zesto.12

 

Oggi e ddomani ar più cche sse li mette,
Lei, sti stivali cqui, pôzzo accertàllo13
Che jjanneranno su ccom’e ccarzette.

 

 

 

 

 




1 Crispino: nome comune de’ calzolai. —

2 Stanno attillati in modo, che ecc. —

3 Si sa. —

4 Sono. —

5 Sandali. —

6 Goffi oggetti. —

7 Deformi per larghezza. —

8 Sbatta: batta.

9 Faccia di questo: «faccia in questo modo, come faccio io.» —

10 Il caldo. —

11 Medesimo. —

12 Piglia il sesto. —

13 Questa costruzione spropositata, ma efficace, è d’uso molto frequente tra’ Romaneschi.




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