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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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V.

Il saggio del Marchesino Eufemio.1

 (22 luglio 1843)

A trenta settembre il marchesino,
D’alto ingegno perché d’alto lignaggio,
Diè nel castello avito il suo gran saggio
Di toscan, di francese e di latino.

 

Ritto all’ombra feudal d’un baldacchino,
Con ferma voce e signoril coraggio,
Senza libri provò che paggio e maggio
Scrivonsi con due g come cugino.

 

Quinci, passando al gallico idïoma,
Fe’ noto che jambon vuol dir prosciutto,
E Rome è una città simile a Roma.

 

E finalmente il marchesino Eufemio,
Latinizzando esercito distrutto,
Disse exercitus lardi, ed ebbe il premio.

 

 

 

FINE



1 Questo sonetto si ricorda comunemente col titolo: Il saggio del baroncino G.; ma nell’edizione romana è stampato in questo modo. Forse il Poeta lo mutò, per non offendere la persona contro la quale fu scritto.




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