- SONETTI CONSERVATI DALLA TRADIZIONE POPOLARE
- VII. Er giucator de pallone. (31 gennaio 1833)
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VII.
Er giucator de
pallone.1
(31 gennaio 1833)
—
Ar Bervedé cc’è ppoco.2 Er
Papa vola,
Che ppe’ vvolate3 manco Ggentiloni.4
Ma in partita è ttareffe,5 e ffa cciriola,6
Ché li falli so’ assai piú de li bbôni.7
Che sserve che nnoi poveri cojjoni
Je seggnamo le cacce?8 A cquella scôla
De mannà ssempre a sguincio9 li palloni,
Si ll’impatti è, pper dio, grasso che ccola.10
Ggiuchi a ppassa-e-rripassa, o ccor
cordino,11
Dà llui solo l’inviti e le risposte,12
E vvô sta’ ssempre lui sur trappolino.13
Cuann’è all’onore
poi,14 fa ccerte poste,15
Scerte finte,16 c’a ess’io Tuzzuloncino,17
Je darebbe er bracciale in de le coste.
Ne le partite toste,18
O mossce,19 lui s’ingeggna, (nun ridete!)
Cor vadi e vvienghi, e cquale la volete.20
Tira sempre a la rete21
Cuann’è in battuta, e nnun fa mmai un arzo
O rribbatti de primo o dde risbarzo.22
Ar chiamà,23 cchiama farzo;
E ssi er quinisci24 penne25 da la tua,
Procura de tornà ssempre a le dua.26
Ha una regola sua
Oggni tanto de dà’ ffôra una messa,27
Pe’ ffàtte ariddoppià la tu’ scommessa:
E cco’ sta jjoja28 fessa,
Qualunque cosa er cacciarolo29 canti,
Cce dàne er farzamento30 a ttutti cuanti.
1 Sotto il velo
allegorico delle astuzie usate nel gioco del pallone, si adombrano in questo
sonetto gl’infingimenti e le male arti di Gregorio xvi. — Fu stampato nell’edizione romana, sostituendo nel
primo verso il nome di Tosto, giocator di pallone, a quello di Papa, e
mutando parecchie altre parole. — Le note son tutte dell’autore. —
2
Manca poco al vedersi gli effetti. Notisi che quel modo
proverbiale è tolto dal Belvedere, luogo sotto al Museo Vaticano,
dove fino agli ultimi anni si giuocava al pallone. —
3 Volare,
volate, cioè iattanze, sfoggio di vane promesse. Al giuoco di pallone si
dice volare e far volate il mandare di prima battuta i palloni oltre i termini
estremi della palestra. —
4 Rinomato giuocator di battuta,
o battitore. —
5 Fallace. —
6 Far
ciriola: intendersi segretamente cogli avversarii in fraude di chi è con
lui o tiene dalla sua. —
7 Dicesi fallo o buono,
secondochè il pallone trapassi o no le linee che limitano o partono l’arena. —
8 Le cacce sono quei punti, sui quali un giuocatore
di rimando ha arrestato in qualunque modo un pallone; si che non trascorra più
lungi: ciò che egli si sforza di eseguire il meno discosto che può dalla
battuta di dove egli stesso è obbligato ad oltrepassare quel segno, onde
vincere quel giuoco. Segnar le cacce significa notare gli altrui
mancamenti. —
9 A sghembo. —
10 È,
cioè, il maggior de’ successi. —
11 Il giuoco a passa-e-ripassa
è quello in cui si conviene di non dovere che oltrepassare la linea media
della palestra. Quello poi col cordino consiste nel superare una
corda attaccata in alto e attraversante l’arena in sito e direzione parallela
alla detta linea media. —
12 L’invito è una specie
di scommessa fra giuocatori, che vinta o perduta da ciascuna delle parti
avversarie, le raddoppia il successo favorevole o contrario della partita. — La
risposta è l’accettazione o il rifiuto dell’invito, con certe
regole che qui sarebbe inopportuno e lungo il riferire. —
13 Tavolato
inclinato, dal quale discende il battitore nel battere, onde il
colpo prenda più vigore dall’urto del corpo in discesa. —
14 All’onore:
così gridasi dal chiamatore o cacciarolo al
principiarsi dell’ultima partita. —
15 Poste: palloni
colpiti in aria, prima cioè che abbino toccato terra: ciò che sarebbe di balzo.
—
16 Finte: astuzie di giuoco. —
17 Tuzzoloncino: giuocatore rinomato per la sua
forza, e detto Tuzzoloncino da tuzzare o percuotere. —
18 Partite di dura prova. —
19 Il
rovescio della nota 18. —
20 Formule d’invito o accettazione,
di che vedi la nota 12. —
21 In fondo all’arena è
un palchettone coperto da una rete che difende gli spettatori. Chi
percuote in quella, o al disopra indeterminatamente, fa volata. Vedi
la nota 3. —
22 Vedi la nota 15. —
23 Il
chiamare è dire ad alta voce il numero de’ punti de’ quali si è in
guadagno. —
24 Il quindici, ossia una quarta parte
della partita, che si divide in quindici, trenta, quaranta e
cinquanta. Ciascuno di questi quattro numeri dicesi un
quindici. —
25 Pende: inclina. —
26
Quando entrambi gli avversari, fatti nella partita pari guadagni, sono
giunti egualmente a 40, cioè al terzo quindici, si torna alle
due, cioè si retrocede al punto anteriore, cioè al trenta, vale a dire si torna
a passar due volte per quel grado, onde la partita abbia più
probabilità di eventi, e non termini di un sol colpo al 50, che n’è il fine. —
27 Messa: posta pecuniaria delle scommesse.
—
28 Joia, cosa lunga e noiosa. —
29 Il
chiamatore del giuoco. —
30 Falsamento: canzonatura.
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