- SONETTI CONSERVATI DALLA TRADIZIONE POPOLARE
- VIII. Er zervitore de monziggnor tesoriere. (1833)
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VIII.
Er zervitore de
monziggnor tesoriere.
(1833)
—
Ma ssai c’ha riccontato oggi er
padrone?
Che avenno inteso er gran ebbreo Roscilli1
C’ar monte sce ballaveno li grilli,2
Ha ddato ar Papa in prestito un mijjone.
Accusí ’gnuno avrà la su’ penzione,
E nun ze3 sentiranno tanti li strilli;
Chè a sto paese cqui, tutto er busilli
Sta in ner campà a lo scrocco e ffa’ orazzione.
È proprio un gran miracolo de Ddio,
Che pe’ sspìgne’ la Cchiesa a ssarvamento,
Abbi toccato er core d’un giudìo.
Er Papa ha fatto espóne er
Zacramento,
Pe’ rringrazzià Ggesú bbenigno e ppïo,
Che ccià4 ssarvato ar zessantun pe’ ccento!5
1 Rotschild. —
2 Per intendere la satira mordace di questo verso, bisogna
sapere che a Roma v’è un Monte detto de’ depositi (annesso a
quello di pietà), che riceve danaro in deposito senza pagarci interessi, anzi
esigendo una tenue ricompensa dai depositatori, ad ogni richiesta de’ quali si
obbliga di restituirlo. Il Governo pontificio, morale com’è, fece più volte tabula
rasa nella cassa di codesto sacro istituto, ed è facile immaginare lo
scandalo che ne nacque. Sce ballaveno li grilli (ci ballavano i grilli)
significa, appunto che era piazza pulita: equivale alla frase italiana ci
ballavano i topi. —
3 Si. —
4 Ci
ha. —
5 Gl’interventi stranieri, lo arruolamento e
l’ordinamento delle truppe svizzere, le commissioni militari, le polizie
costarono enormi spese, durante tutto il regno di Gregorio: si fecero prestiti
rovinosi, uno de’ quali con Rotschild al 65 per cento; e quantunque le tasse
crescessero, si ebbe una deficienza annua di cinque in seicentomila scudi
almeno; ed il debito pubblico, regnante Gregorio, crebbe di ventisette milioni
di scudi. L’amministrazione del Tosti tesoriere fu un vero disastro. Nessuno
accusa di inonestà lui rimasto povero, ma tutti lo rendono in colpa di
inesperienza e scioperataggine: l’erario impoverì: il disordine crebbe: molti
in Roma traricchirono per usure, per appalti pubblici, per lavori fatti dal
Tosti, come dicono, economicamente. Di un decennio della sua
amministrazione non si è mai potuto fare e dare un vero rendiconto. Un Galli
computista della reverenda Camera arruffò cifre, e diede ad intendere di averlo
compiuto; ma la fu polvere gettata negli occhi. (Farini: Lo Stato
romano dall’anno 1815 al 1850, vol. I, cap. XI.) In tale condizione
di cose, s’immagini ognuno quale effetto producesse questo sonetto del Belli.
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