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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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XXXIII.

Er ritratto der cardinale.

Da cuer pittore (ggiù ppe’ lo stradale
Fra ssant’Iggnazzio e ’r Culleggio romano),
Che pe’ arme1 e rritratti è ’n artiggiano,
Ch’in tutta Roma nun ze dà2 ll’uguale;

 

Jeri sce stava in mostra un cardinale,
E sse scopriva un bôn mijjo lontano
Da la mozzetta de scarlatto, e in mano
Er zolito spappié3 der mormoriale.4

 

Io m’accosto ar pittore e lo saluto;
Dico: — Perché sto coso senza testa? —
Disce: —Je ll’ho rraschiata e jje la muto. —

 

Allora un pasticcetto5 co’ li guanti
Disce: Lo lassi sta senza di questa,
Perché accusì si rassomijja a ttanti!

 

 

 

 

 




1 Armi: stemmi gentilizi. —

2 Si trova. —

3 Dal francese papier. — Su questa parola, l’ottimo amico mio prof. F. Santini, mi mandava le seguenti avvertenze: «Non faccia meraviglia di trovare dove scritto papié o pappié, e dove spappié. Il popolo romano aggiunge e toglie lettere a modo suo, secondo che voglia dar più o meno aria di caricatura alle cose. Qui alla caricatura, in quell’s, v’è aggiunto anche il dispregio, che per essere gustato nella sua intierezza, bisognerebbe fosse veduto in bocca di uno di quel popolo, nell’atto che lo pronunzia; e sentito quell’empiere della bocca, e ripercotere dell’aria fra gli organi gutturali e nasali, e l’allungare d’una vocale, secondo che più o meno si voglia schernire o gli uomini o le cose. Così nessuno potrà mai significare con avvertimenti o annotazioni la pronunzia di quel moecco per baiocco; nè lo strisciare del ce segnato dal Belli; col sce, il quale sce porta nella pronunzia usata da noi italiani, un suono duro, che è ben altro da quello strisciare piano e corrente, senza appoggiatura, de’ romaneschi.» —

4 È vero che cardinali e papi si fanno per lo più ritrattare con un memoriale in mano: ridicola usanza, che mostra in costoro la boria di far pompa della propria grandezza. Certo non la pensava così, Chi disse che quando si benefica, la mano sinistra non deve vedere ciò che fa la destra; ma i preti, anche in effige, hanno trovato modo di rinnegare il Vangelo. —

5 Zerbinotto.




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