- SONETTI CONSERVATI DALLA TRADIZIONE POPOLARE
- LVI. Le caluggne contro er governo.
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LVI.
Le caluggne
contro er governo.1
—
E ddàjje cor Governo! O è ccaro er pane,
O nun c’è da scallàsse in ne l’inverno,
O vve sbàjjeno un nummero in un terno,
O vv’abbuscate un mozzico da un cane,
O la commedia[2
in musica è un inferno,
O sse fa ttroppo ghetto3 a le bbefane,4
O le ggente se ménéno le mane...
Subbito senti: — E ccosa fa ir Governo? —
Ma sso’ ppropio bbadiali sti ciarloni!
Er Governo ha da sta’ com’un editto
Appiccicato a ttutti li cantoni?
Sta a vvéde’ che mmommó ppuro è un dilitto
Der Governo si ll’osti nun zo’ bbôni,
O er friggitore jj’5 ha brusciato er fritto!
1 Quel che si dice in questo sonetto, è purtroppo la nuda verità, e cade
opportunissimo oggi che tanto si parla di decentramento amministrativo. Le
popolazioni dello Stato pontificio, come quelle del resto d’Italia, abituate a
vedere immischiarsi il Governo anche ne’ più futili negozi, a lui
attribuiscono, e non senza ragione, tutta la somma de’ loro beni e de’ loro
mali: e poichè questi sono sempre maggiori di quelli, trovano più da biasimarlo
che da lodarlo, più da tenerlo per nemico che amico. Quindi le migliaia di
accidenti al governo ad ogni minuto; quindi, i carri di suppliche dirette
quotidianamente ai ministri e al sovrano; quindi l’inerzia de’ cittadini, che
tutto aspettano dall’alto. Persuadiamocene: tutto ciò accadrà, finchè il
Governo vorrà governar troppo, e per governar troppo dovrà governar male,
caricandosi di tanta parte di responsabilità che potrebbe riversare, sulle
spalle dei cittadini, i quali, alla fin fine, se facessero male, potrebbero
dire mea culpa. —
2 Qualunque spettacolo al teatro
viene designato dai romaneschi col nome di commedia. —
3 Troppo chiasso: è quasi inutile avvertire che la metafora è tolta
dal ghetto degli Ebrei. —
4 Nella piazza di Sant’Eustacchio,
dove pel natale e per l’epifania, si elevano delle bottegacce di legno per
vendervi bambòccioli da trastullo pei ragazzi, i quali fanno spesso lì attorno
un chiasso indiavolato, a cui sogliono pigliar parte gli studenti della Università
romana, che è sulla stessa piazza. —
5 Gli, che qui sta per a loro,
ossia a sti ciarloni.
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