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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1313. Lo scardino perzo1

 

Cosa scerchi? er marito?2 E ffai sta spasa3
de sciafrujji4 che ppare un arzenale?!
Quieta: lo troverai. Mica è un detale:5
mica un marito è un zeppo de scerasa.6

 

Si7 ll’avevi oggi, e nun ha mmesso l’ale
pe vvolà vvia, pòi èsse8 perzuasa,
fijja mia bbenedetta, che la casa
annisconne e nnun rubba: eh? ddico male?

 

Io puro9 un giorno m’ero perza10 un pavolo:
e azzecca11 indove poi me lo trovai?
In zaccoccia. Eh sse sa: rruzze der diavolo.

 

Tu ddier zarmo Cqui-abbita,12 Lonora;13
e all’acqua de Venanzio14 vederai
che sto bbuggero15 tuo scapperà ffora.

 

21 giugno 1834

 




1 Il caldanino perduto.

2 Caldanino.

3 Questo sparpagliamento.

4 Minutaglie confuse.

5 Ditale: anello da cucire.

6 Un picciuòlo di ciliegia.

7 Se.

8 Puoi essere.

9 Pure.

10 Perduta. Il participio retto dall’ausiliare essere preceduto da particella pronominale, è accordato con la persona che fa l’azione, e non con ciò che la soffre. Così direbbesi da una donna: «Io avevo perzo un pavolo: io m’ero perza un pavolo».

11 Indovina.

12 «Qui habitat in adiutorio Altissimi, etc.». Si attribuisce a questa salmo xc la virtù di far ritrovare le cose e le persone smarrite.

13 Eleonora.

14 «Quoniam ipse liberabit me de laqueo venantium, etc.». versetto del suddetto salmo.

15 Termine generico, come coso, negozio, ecc.

 

 






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