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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1368. La musica de la padrona

 

Je disceva er Maestro Confidati,1


mentr’io stavo a ppulí li cannejjeri,2
che tutti li soggetti, o ffinti o vveri,
se3 ponno mette4 in musica adattati.

 

Lui scià5 mmesso scinquommini affamati
d’una Commedia der zor DantArgèri;6
e, un anno prima, a Ssan Filippo Neri,
sce messe7 l’oratorio8 de li frati.

 

Io medémo9 ho ssentito un capponcello10
ner vespero a Ssan Pietro, er primo sarmo,
de méttesce una ssedia e uno sgabbello.11

 

E la padrona mia s’è pperzuasa
de facce mette12 venti canne e un parmo
de scitazzione der padron de casa.

 

3 dicembre 1834

 




1 Ch. maestro di cappella.

2 Candelieri.

3 Si.

4 Mettere.

5 Ci ha.

6 Il canto dell’Ugolino di Dante messo in musica dal Confidati.

7 Ci mise.

8 Nell’Oratorio dei PP. Filippini si eseguiscono cantate sagre, dette oratorii.

9 Medesimo.

10 Castratello.

11 «Sede a dextris meis, donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum». Psal. cix.

12 Di farci mettere.

 

 






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