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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1412. Er re de novidea

 

Uno cona gazzetta tra le mane
leggeva ggiú ar caffè cch’è morto adesso
lo scaccolo de Perzia,1 ch’è ll’istesso
che sse discessi2 er re de le perziane.

 

Ma er piú ccurioso è cquello c’arimane:
la ppiú bbuffa è la cosa che vviè appresso;
ciovè er novo sovrano c’hanno messo
in logo de quell’antro maggnapane.

 

Sai chi hanno fatto re? dínne un’infirza.3
Un re cche cqua da noi se ppe ggionta.4
La sorella der fegheto: una Mirza.5

 

Co ’no scaccolo ar meno fai ’n editto:
ma de quel’antro re da bbattilonta6
dìmme che tte ne fai? Fanne un zuffritto.7

 

31 dicembre 1834

 




1 Feth Alì, Schak di Persia.

2 Si dicesse.

3 Una infilzata.

4 Si per giunta, della carne, secondo l’uso de’ beccai.

5 Mohammed Mirza, figlio di Abbas Mirza, di cui padre era Feth Alì. L’equivoco cade sulla parola milza, chiamata dal volgo mirza.

6 Quella tabella di legno su cui si fanno i battuti di lardo.

7 Un soffritto.

 

 






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