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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1537. La lezzione1 de Papa Grigorio

 

Quanno sparò er cannone, Bbëatrisce
dava la pappa ar fijjo piccinino:
mi’ marito pippava, e Ggiuvacchino
se spassava2 a mmaggnà ppane e rradisce.3

 

Peppandrèa s’allustrava la vernisce
de la tracolla; e io stavo ar cammino
a accenne4 cor zoffietto uno scardino
de carbonella dorce5 e de scinisce.6

 

M’aricorderò ssempre che ssonorno
sedisci men’un quarto. Io fesce7 allora:
«Sciamancheno8 tre ora a mmezzoggiorno».

 

Fra cquinisci e ttre cquarti e ssedisciora
se9 creò ddunque er zanto Padre, er giorno
dua frebbaro che ffu la Cannelora.10

 

25 aprile 1835

 




1 L’elezione.

2 Si divertiva.

3 Radici: ravanelli.

4 Accendere.

5 Carbonella dolce: quell’avanzo de’ legni spenti de’ fornai.

6 Quasi cinigia; ma per questo nome di cinìce, s’intende in Roma un leggiero carbone di sterpi e ramoscelli sottili, il quale presto arde, e si mantiene sotto la cenere in una lunga incandescenza.

7 Dissi.

8 Ci mancano.

9 Si.

10 Candelaia.

 

 






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