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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1542. L’uscelletti de razza

 

Doppo ch’er gatto tuo diede la fuga
ar mi’ cardello, la madre Vicaria
m’arigalò un canario e una canaria
ggialli come ducicci1 de lattuga.

 

Quanti 2 ccari! Lei sciangotta,3 ruga,4
spizzica5 er becco ar maschio, e cce se svaria;6
e questo canta, quanno sente l’aria,
come er fischietto a acqua che sse suga.

 

la femmina ar nido ha ffatto l’ova,
e cquanno va a mmaggnà la canipuccia
presto vola er marito e jje le cova.

 

Si7 ttu vvedi la femmina, coll’ale
mezz’aperte covanno in quela cuccia,
pare un Papa in zedione cor piviale.

 

30 aprile 1835

 




1 Ciccio dicesi quel fascetto di foglie più tenere che sono come l’anima dell’erbe fatte crescere legate.

2 Quanto sono.

3 Ciangottare: emetter suono di voce poco articolata e distinta.

4 Rugare: garrire con una specie di stizza.

5 Bezzica.

6 Ci si diverte.

7 Se.

 

 






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