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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1594. Chi è ccausa der zumal
piaggni se stesso

 

Jeso c’ho da sentí!1 Mamma mia bbella!2
Ma ccome t’è ssartato er capogatto
de sto passo de sposà cquer matto?
Io sce divento un pízzico,3 sorella.

 

Eh cce antro4 che bbocca a sciarpella!5
Ciavevi da penzà cquann’eri all’atto.
Adesso, fijja, quer ch’è ffatto è ffatto.
Chi ha vvorzuto la vergna6 ha da godella.

 

Certe zzappate7 Iddio nu le perdona.
Bbuttà vvia un bonissimo partito
pe ppijjà sto Luscifero in perzona!

 

Ggià, ccapisco, se8 sa: mmó cc’hai finito
queli quattro bbajocchi, te bbastona.
Che cce faressi, Nanna?9 È ttumarito.10

 

20 agosto 1835

 




1 Jesus! che ho da udire.

2 Altra esclamazione di meraviglia.

3 Io mi rannicchio dallo stupore.

4 Ci vuol altro.

5 Che far bocca torta.

6 Chi ha voluto il danno.

7 Certi falli.

8 Si.

9 Che ci faresti, Marianna?

10 È tuo marito.

 

 






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