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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1601. Bbone nove

 

Io le nove le so dda fra Ssiconno1


er laïco der padre Dejjantoni,2
c’oggni sera co ccerti chiacchieroni
legge li fojji e mmette in paro er monno.

 

Bbeddunque in Francia er Re li framasoni
nun ce lo vonno ppiú, nnun ce lo vonno;
e ssingeggneno a ffa cquello che pponno
pe llevàsselo3 for de li cojjoni.

 

Quelle ttutte sette indemogratiche,
disce er frate, che vvonno l’arcanía,4
ma llassa 5 le potenze alleatiche.

 

Adesso l’alleatichi tratanto
vanno ar campo der càlisce6 in Turchia,
e ddoppo7 in Francia sentirai che spianto!8

 

28 agosto 1835

 




1 Fra Secondo.

2 Il reggente del Convento di S. Agostino.

3 Per levarselo.

4 L’anarchia.

5 Ma tu lascia fare.

6 Così il volgo pronuncia calice. Qui fa equivoco con Kalisch dove il Russo fece campo di esercizi militari.

7 E dopo di ciò.

8 Eversione, sperpero, spiantamento.

 

 






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