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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1614. Le creanze a ttavola

 

er barbozzo1 dar piatto. Uh cche ccapoccia!2
Madonna mia, tenéteme le mane.
Sora golaccia, aló,3 mmaggnamo er pane,
presto, e ar cascio4 raschiamoje la coccia.5

 

E adesso che pprotenni6 co sta bboccia?7
De pijjàna zzarlacca?8 Er ciurlo9 cane!
Se n’è strozzate10 dufujjette sane,
e mmó sse 11 assciugà llúrtima goccia!

 

Bbe’, ssi12 avete ppiú ssete sc’è la bbrocca.
Ggiú er bicchiere, e iggnottite13 quer boccone,
ché nun ze14 bbeve cor boccone in bocca.

 

Eh cciancica,15 te pijji una saetta!
Nun inciaffà,16 ingordaccio bbuggiarone...
E la sarvietta?17 porco; e la sarvietta?

 

31 agosto 1835

 




1 Il mento.

2 Che testa.

3 Andiamo, presto.

4 Al cacio.

5 Raschiamogli la scorza.

6 Che pretendi.

7 Caraffa.

8 Di pigliare una imbriacatura.

9 Imbriaco.

10 Se n’è ingoiato.

11 Ed ora si vuole.

12 Se.

13 Inghiottite.

14 Non si.

15 Mastica.

16 Non aggiungere boccone a boccone.

17 Salvietta.

 

 






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