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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1623. Er proggnostico de la sora Tecra1

 

Lui ggiovene, e llei ggiovene: lui bbello,
e llei bella: lui scàpolo e llei puro:2
l’uno e llantra de casa mur’a mmuro:
tutt’e ddua un po’ mmatti in ner cervello:

 

lui cantava jjerzéra un ritornello,
e llei s’affacciò ssubbito a lo scuro...
Via, s’appiccicheranno3 de sicuro:
io me sce ggiucherebbe4 er filarello.5

 

Ma co nnoi? Fijja, ne sapémo troppo.
L’omo accant’a la donna è una fornasce
in ner mezzo a la porvere da schioppo.

 

Ce antro a impidì cche mmadr’e ppadri!6
Femmine e mmaschi sgrinfieranno7 in pasce8
sin c’a sto monno sce saranno ladri.

 

5 settembre 1835

 




1 Il pronostico della signora Tecla.

2 Pure, ancora.

3 Si attaccheranno.

4 Io mi ci giuocherei.

5 Filarello: macchinetta a ruota per filare.

6 Ci vuole altro che madri e padri per impedire.

7 Amoreggeranno.

8 In pace.

 

 






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