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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1628. La cremenza minchiona

 

Ch’er Papa, co l’annà ttanto bberbello1


contr’a li ggiacubbini de la setta,
se possi2 conzervà Rroma soggetta,
ciò le mi’ gran difficortà, ffratello.

 

Eh ssi fuss’io, pe cquanto?, pe un’oretta,
governator de Roma e bbariscello,3
vederebbe oggni suddito ribbello
cosa se4 chiama ar Monno aspra vennetta.

 

’Na bbrava manettata lesta lesta,
un proscessaccio, e, appena condannati,
sur carretto, e ppoi subbito la testa.

 

E ppe incúte5 a la setta ppiú ppavura,
doppo avelli accusí gghijjottinati
je darebbe6 una bbona impiccatura.

 

6 settembre 1835

 




1 Bel bello, dolcemente.

2 Si possa.

3 Bargello.

4 Si.

5 Per incutere.

6 Gli darei.

 

 






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