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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1644. L’avaro

 

Quer vecchio che vvenneva1 ar zor Balestra
le mmànnole dell’ossi de li frutti
per ccrompacce2 li stinchi de presciutti
da er brodo a un baiocco de minestra,

 

ha llassato morenno3 una canestra
de zecchini, pesati e ggiusti tutti,
acciò er fijjo li sporveri4 e li bbutti
a bber commido5 suo da la finestra.

 

Lui defatti in teatri, in pupe,6 in gioco,
in leggni, in mode, in viaggi, e in maggnà e bbeve7
n’ha sfranti8 ggià che jje ne resta poco.

 

La fine poi la sentirete in breve;
perché cquello è ggruggnetto9 de ffoco
inzinenta10 a li pozzi de la neve.

 

21 settembre 1835

 




1 Vendeva.

2 Per comperarci.

3 Lasciato morendo.

4 Li spolveri, li dissipi.

5 A bel comodo.

6 In femmine.

7 E bere.

8 N’ha dispersi.

9 È persona capace.

10 Sino.

 

 






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