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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1677. Er padre e la fijja1

 

Sì, è stata una commedia troppa corta,
ma è stata una commedia accusí bbella,
ch’io pe ssentilla ar Monno un’antra vorta
me sce farebbe2 strascinà in barella.

 

C’era una fijja d’una madre morta,
bbona e ggrazziosa, e sse3 chiamava Stella.
Poi scera un padre, una testaccia storta,
che strepitava:4 è cquella e nun è cquella.

 

La parte de sta fijja tanta cara,
senti, la rescitòna scerta5 Amalia,
un angelo de ddio, ’na cosa rara.

 

Che pparlate! che mmosse! tutte fatte
da intontí.6 Bbenedetta quela bbalia
che ll’ha infassciata e cche jj’ha ddato er latte!

 

25 settembre 1835

 




1 Estella, ossia il padre e la figlia, commedia di Scribe, tradotta liberamente e ridotta all’uso della scena italiana dal nostro amico Giacomo Ferretti. Fu rappresentato al teatro della Valle dalla drammatica Compagnia Mascherpa; e i caratteri de’ due protagonisti vennero sostenuti dai sommi artisti Luigi Domeniconi e Amalia Bettini.

2 Mi ci farei.

3 E si.

4 Che gridava strepitando.

5 Una certa.

6 Da incantare.

 

 






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