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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1702. Amalia che ffa da Amelia

 

Io compatisco assai chi nun ha intesa
la Bbettini a la Valle. Ah, ssi1 la senti!...
Bbast’a ddí cche sti nobbili scontenti2
sce3 stanno zzitti come fussi4 in chiesa.

 

Jer’a ssera,5 a li su’ scontorcimenti,
e in ner vedella su cquer letto, stesa,
io sciò6 ssudato freddo, e mme 7 ppresa
la mi’ povera lingua tra li denti.

 

Sori romani mii, ve do un avviso.
Quella nun è una donna de sto monno:
è una fetta der zanto paradiso.

 

L’oro? È ppoco pe llei. Nun è ppremiata.
Dunque che je daressi?8 Io v’arisponno:
la gujja de San Pietro imbrillantata.

 

6 ottobre 1835

 




1 Se.

2 Inurbani, sgarbati.

3 Ci.

4 Fosse.

5 Il 5 ottobre 1835. Beneficiata di lei, che produsse il dramma di Vittorio Ducange intitolato: I tristi effetti di un tardo ravvedimento.

6 Ci ho.

7 Mi sono.

8 Daresti.

 

 






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