- Vol. 2°
- 1738. Er padre de Ghitanino
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1738. Er padre de Ghitanino1
Sor
oste, una fujjetta der piú pprezzo,
e evviva sempre er Governo papale!...
Bbravo, padron Cammillo... nun c’è mmale.
Presto, corpo de Ggiuda!, un antro mezzo.
Bbono,
pe Ccristo! e vvali quer che vvale,
e Ddio sce lo mantienghi per un pezzo...
Bbono! e accidenti a mmé ssi lo bbattezzo.
Sú, alegramente, cqua, n’antro bbucale.
Viva
er Papa, e ’r malocchio nun ce pòzzi.
Ggiú, a la salute de la Santa Cchiesa.
Vino, cazzo! Aló, bbeve, Tuttibbozzi,2
tocca,
fijjo, e ddà ssotto inzin che vvòi.
Trucchia, sagrato!, e nun badà a la spesa,
ché adesso a Rroma commannamo noi.
19 novembre 1835
1 Il Cavaliere
Gaetano Moroni, già barbiere di frate Mauro, ora primo «aiutante di Camera» di
Papa Gregorio. Il signor Rocco, padre di questo grande di Corte, conservate le
sue prime abitudini, segue a frequentare le bettole, dove tiene appuntino il
linguaggio che qui gli è attribuito; e la sera, tornando al Vaticano, picchia
alle colonne del gran peristilio, credendole la porta di casa. Il secondo
figlio del vecchio Moroni è Vincenzo, detto «Vincenzino del Papa», il quale,
sotto la direzione del fratello «Gaetanino», ha l’onore di radere i peli
santissimi dal mento di Sua Beatitudine. Una sera, giuocando egli «all’anello»
in una società di Roma, fu detto a chi riteneva l’anello di portarlo a colui
che faceva la barba al porco. Colui lo portò a Vincenzino che non conosceva. Di
ciò nacque uno scompiglio, e la casa ne fu presa di mira siccome un nido di
«carbonari».
2 «Tuttibbozzi», soprannome del terzo figlio
del nostro Moroni. Imbianchino di professione si è veduto innalzato alla
dignità di pittore de’ Palazzi Apostolici, tenuta in peggiori tempi da un certo
Raffaello di Urbino. Egli ha difatti imbiancato da capo a fondo il Vaticano e
il Quirinale, ricoprendo di una bella mezzatinta alcuni affrescacci de’
fratelli Zuccheri, che esistevano sotto una «vortica» (cosí il Tuttibbozzi
chiama la «volta») nel giardino di quest’ultimo palazzo. Suole egli, mentre
fischia e lavora, tenere in capo un berretto di carta, in un lato del quale è
scritto: «Evviva Gregorio xvii»,
nell’altro: «Evviva la casa Moroni»; e di dietro: «Accidenti a li Giacobbini».
Desideriamo che questi cenni biografici possano passare alla posterità insieme
con la gloria del nostro amatissimo Pontefice e Padre. Dio guardi.
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