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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1747. Nino e Ppeppe1 a le Logge

 

«Sicché, Ppeppe, ste logge tante bbelle
essenno fatte cor colore fino,
se ppuro2 ggiurà ssenza vedelle
che l’ha ddipinte Raffael Durbino».

 

«De che ppaese sarà stato, eh Nino,
staffamoso pittore Raffaelle
«Pe mmé, ho inteso chiamallo er Peruggino».
«Dunque era de Peruggia: bbagattelle!

 

A l’incontro er padrone de Venanzio,
ch’è un pittore moderno, lo fa èsse3
d’un paesetto che sse4 chiama Sanzio».

 

«Vorrai Ccalasanzio. Ebbè, lo scropi
si5 è vvero o ffarzo, da le bbocche istesse
de quelli in porteria de li Scolopi».6

 

29 dicembre 1835

 




1 Giovanni e Giuseppe.

2 Si può pure.

3 Essere.

4 Si.

5 Se.

6 Gli Scolopi sono chierici regolari instituiti da S. Giuseppe Calascanzio, che professano d’istruire fanciulli.

 

 






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