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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1751. [Er còllera mòribbus]

 

Oh annateve a rripone,1 oh state quieti,
c’avete torto marcio tutt’e ddua.
Dar tett’in giú2 sta collera è una bbua3
che ddà de piccio4 a ssecolari e a ppreti.

 

Ha ttempo er Crero a ffà nnovene e asceti
de sette ladri: monziggnor la Grua5
aricconta c’a Spaggna, a ccasa sua,
fu un mascello, e pijjò ttutti li sceti.

 

Sapete, sor Olivo e ssor Marchionne,
chi, cquanno mai,6 se ssarvà7 la pelle?
Sapete chi? vve lo dich’io: le donne.

 

Perché a Rroma le donne, o bbelle o bbrutte,
spesciarmente le vedove e zzitelle,
8 amiche de San Rocco9 guasi tutte.

 

6 agosto 1835

 




1 Oh andatevi a riporre: andate via, ecc.

2 Umanamente parlando.

3 È un male, è una calamità.

4 di piglio.

5 Uno dei deputati della commissione speciale di sanità pel colera.

6 Al più.

7 Si può salvare.

8 Sono.

9 San Rocco è il nome di un ospedale di ostetricia. Molte donne vanno ivi a sgravarsi in segreto. Erasi in Roma sparsa opinione che le donne incinte andassero esenti dal contagio colerico.

 

 






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