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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1766. [Er còllera mòribbus]

18°

 

E cquello che ddisceva Titta1 Papi,
ch’er collèra ha ppavura a annà2 ppe mmare?
Sentirete che bbuggera, compare,
e ssi cc’è da fidasse de sti ssciapi!3

 

Io er collèra a Pponte Quattro-capi3b
ho inteso da un zorgente4 militare
che ggià ha ffatto mortissime caggnare5
ggnente meno6 c’all’isola de Crapi.7

 

Dunque lui per marittimo sce viaggia:
perch’io credo c’all’isole navale
a un dipresso sce s’entri da la spiaggia.

 

Come poi viè cquer zervitore ingrese
je vojjo 8 ssi9 un’isola è un locale
che sse pòzzi10 isolà ccome un paese.

 

31 agosto 1835

 




1 Giambattista.

2 Andare.

3 E se c’è da fidarsi di questi imbecilli.

3b Nome venutogli da alcuni ermi di Giano quadrifronte ivi collocati.

4 Sergente.

5 Moltissimo strepito.

6 Niente meno.

7 Di Capri.

8 Gli voglio dire, domandare.

9 Se.

10 Si possa.

 

 






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