- Vol. 2°
- 1796. L’editto su le feste
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1796. L’editto su le feste
2°
Ecco:
a ppunta de ggiorno, sor Mattia,
ve piantate a la bbéttola: sce1 state
fin che sse2 chiude a ssedisci sonate;
e a ssedisci ve s’opre l’osteria.
Sò3
a vventi in punto l’osterie serrate?4
E a vvent’ora sc’è ggià la trattoria.
Ariusscite de cqui a la vemmaria?5
E ggià cquel’antre dua sò6 spalancate.
E
mmica lo dich’io: parla l’editto.
Leggetelo, e vvedete, avenno7 testa
si8 cc’è rraggione de stà9 ttanto
affritto.10
Inzomma
cqua la concrusione è cquesta,
che in parole latine sce sta scritto:
Vennero l’osti a ccojjonà la festa.11
27 febbraio 1836
1 Ci.
2
Si.
3 Sono.
4 L’orario indicato
in questi versi è riferito al punto del mezzodí italiano, che intorno alla data
della pubblicazione dell’editto (18 febbraio) cadeva sulle ore 18. Quindi le 16
ore e le 20 ore, vogliono rappresentare le 10 antimeridiane e le 2
antimeridiane, espresse nell’editto per due ore avanti il mezzodí
per due ore dopo, onde dare una norma fissa ad un popolo
ignaro dell’orologio astronomico. Quindi per gli altri tempi dell’anno si dovrà
qui sostituire un altro computo d’ore romane colla stessa scala di relazione al
mezzodí.
5 All’ave-maria.
6 Quelle
altre due sono.
7 Avendo.
8 Se.
9 Di
stare.
10 Afflitto.
11 Fra le citazioni bibliche del nostro editto si legge
questa dei Treni di Geremia, i,
c, 7: Venerunt hostes ejus, et deriserunt Sabbatha ejus.
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