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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1798. Er rifresco der zor Giachemo1

 

Serva sua, siggnor Giachemo. È ppremesso?2
Se entrà?3 Ccome va la partoriente?
Oh mmanco male, via, nun zarà ggnente.
Dio la conzòli co mmillantri4 appresso.

 

E er pupetto? Che nnome j’hanno messo?
Perché, inzomma, vedenno tanta ggente,
me vojjo figurà nnaturarmente
che ll’hanno, dico, bbattezzato adesso.

 

E cchi ha aúto,5 s’è lléscito, l’avvanto6
d’èsse7 er compare? Ih, gguardi, er zor Cassciano!
Me n’arillegro tanto, tanto, tanto.

 

Dunque lei je lo dàssivo8 pagano
e llui cor un po’ d’acqua e ddojjo santo,
eccolo llí, vve l’aridà9 ccristiano.

 

22 febbraio 1836

 




1 Il rinfresco del signor Giacomo.

2 È permesso?

3 Si può entrare?

4 Con mille altri.

5 Avuto.

6 Il vanto.

7 D’essere.

8 Glielo daste.

9 Ve lo ridà.

 

 






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