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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1814. Er Cardinal protettore

 

Da quer pittore ggiú ppe lo stradale
tra SsantIggnazzio e ’r Colleggio Romano,
che pper arme e rritratti è un artiggiano
che in tutta Roma nun ze l’uguale,

 

jeri sce1 stava in mostra un cardinale
e sse2 scopriva un bon mijjo lontano
da la mozzetta de scarlatto, e in mano
er zolito spappiè3 dder momoriale.

 

Io m’accosto ar pittore e lo saluto.
Dico: «E pperché sto coso è ssenza testa?».
Disce: «Je l’ho rraschiata e jje la muto».4

 

Allora un pasticcetto5 co li guanti
disce: «Lo lassi stà6 ssenza de questa,
perché ccosí ssarissomijja a ttanti».

 

19 marzo 1836

 




1 Ci.

2 Si.

3 «Carta», giuocando sulla parola francese papier.

4 È uso di Roma che alle immagini dei defunti cardinali protettori, i luoghi protetti facciano cambiare la testa sostituendovi per economia quella del successore.

5 Un zerbinotto.

6 Lo lasci stare.

 

 






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