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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1851. L’arma de Papa Grigorio

 

Ecco l’arma der zanto fratiscello
c’oggi commanna su nnoantri1 alocchi.
Ce ttre stelle sott’a un gran cappello
co dducordoni in crosce e un par de fiocchi.

 

Poi sc’è un càlisce d’oro, e in cima a cquello
’na cometa che ppare che ccimbocchi;2
e de cqua e de llà cce sta un uscello3
che cce4 guarda a l’ingiú co ttanti d’occhi.

 

Lo so, oggnarma ha er zubber5 siggnificato:
questo però ttrovatelo da voi,
ch’io pe sti studi cqui6 nun ce nnato.

 

Io ve dirò una cosa che nun sbajja,
ciovè7 ccher Papa, dassi8 retta a nnoi,
arzerebbe tre ppiggne e una tenajja.9

 

4 aprile 1836

 




1 Noi altri.

2 Ci entri, vi cada dentro.

3 Un uccello.

4 Ci, vi.

5 Il suo bel.

6 Per questi studi, il qui è ripieno.

7 Cioè.

8 Qualora dasse.

9 «Pigne» e «tanaglia». Si suol dire agli avari imperocché la pigna cede a stento il suo frutto, e la tanaglia ritiene fortemente ciò che ha già preso.

 

 






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