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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1977. E cciò li tistimònî1

 

Quanno che er Zanto-padre passò jjeri
pe Ppasquino ar tornà da la Nunziata2
stava cor una sciurma indiavolata3
peggio d’un caporal de granattieri.

 

E ffasceva una scerta chiacchierata
ar cardinal Orioli e a Ffarcoggneri,
che jje stàveno a ssede de facciata4
tutt’e ddua zzitti zzitti sserî serî.

 

La ggente intanto strillava a ttempesta;
e llui de cqua e de llà ddar carrozzone
’na bbenedizzionaccia lesta lesta.

 

Poi ritornava co le su’ manone5
a ggistí6 a cquelli; e cquelli co la testa
pareva che jje dàssino7 raggione.

 

26 marzo 1838

 




1 E ci ho i testimonii. Vedi il sonetto seguente.

2 Dalla Chiesa e Archiconfraternita della Vergine Annunziata, dove è festività il 5 di marzo, e distribuisconsi molte doti alle vergini o zittelle che siano. In simil giorno il Papa assiste al pontificale cardinalizio nella contigua chiesa di Santa Maria sopra Minerva, appartenente ai Padri domenicani.

3 Con un fosco cipiglio.

4 A sedere in faccia.

5 Le sue grandi mani.

6 A gestire.

7 Che gli dassero.

 

 






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