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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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1996. Er Duca saputo1

 

Circa ar zor Duca tu discessi,2 Nina,
c’un ometto aggiustato3 come cquello
nun ze trova in ner monno, anc’a vvolello
cercà da San Giuvanni4 a Tterrascina.

 

E io te so arisponne5 stammatina
che cquer nostro sor Duca, poverello,
drentar cestone6 in cammio7 de scervello
ce tièna provatura marzolina.8

 

Quanno jerzera je portò Mmadama
quela tartaruchetta sciuca sciuca,9
sai che jje disse lui? «Sora salama,10

 

sta bbèstia nun zi disce tartaruca,
ma ssi chiama testuccina,11 si chiama».
Chi le sa ste cazzate?12 Ir ziggnor Duca.

 

19 gennaio 1843

 




1 Saccente.

2 Dicesti.

3 Esatto, assennato.

4 La Basilica di S. Giovanni in Laterano, presso la quale è la porta per cui si esce per viaggiare verso Terracina.

5 Ti so rispondere.

6 Dentro alla testa.

7 In cambio.

8 Noto formaggio, la cui figura simiglia sufficientemente un cervello.

9 Ciuca ciuca: piccola piccola.

10 Signora imbecille.

11 Testuggine.

12 Scipitezze, affettazioni.

 

 






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