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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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2013. La vennita der brevetto

 

«E cche ssarieno le vostre protese
pe ottanta scudi su la mi’ penzione?
Che me volete , ssor Zalamone,
a rripijjalli a ccinque scudi er mese

 

«Ve darò vvintidua bbelli piastroni
tutti in moneta fina del paese,
ve va bbeene? Però ttutte le spese
a cconto vostro, com’è ddi raggione.

 

«Fregheve, sor giudío, che ggaleotto!».
«Mordivoi, vinticinque, e vve do assai».
«Ladro!». «Bbe’, andiamo, saranno vintootto».

 

«Tu vvòi pijjamme in gola». «Animo, via,
eccome trenta tonni; e, bbadanai,
ce state meglio voi per vita mia».

 

16 maggio 1843

 

 

 




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