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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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69. La ggiustizzia de Gammardella

 

Cuanno che vvedde1 che a scannà un busciardo
Gammardella ebbe torto cor governo,
nun vorze un cazzo convertisse;2 e ssardo3
morse4 strillanno vennetta abbeterno.5

 

Svortato6 allora er beato Leonardo7
a le ggente che tutti lo vederno,8
disse: «Popolo mio, pe sto ribbardo9
nun pregate piú Iddio: ggià sta a l’inferno».

 

Ebbè, cquelle duchiacchiere intratanto
j’hanno incajjato un pezzo de proscesso
che sse stampava pe ccreallo santo.

 

L’avocato der diavolo10 fa er fesso11 co sti rampini;12 ma ppò ddí antrettanto,13
s’ha da santificà ffussi14 de ggesso!

 

Terni, 30 settembre 1830 - De Pepper tosto

 

 




1 Vide.

2 Non volle affatto convertirsi.

3 Saldo.

4 Morì.

5 In eterno.

6 Rivolto.

7 Il beato Leonardo da Porto Maurizio.

8 Videro.

9 Ribaldo.

10 Così chiamasi l’Avvocato che impugna, ecc.

11 Il duro.

12 Cavilli.

13 Può dire enziandio altrettanto.

14 Fosse.

 

 






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