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113. Le spacconerie1
’Gni
sordo-nato dice che ssei l’asso,2
e vvòrti3 l’ammazzati co la pala!
Prz,4 te fischieno, Marco: tiette bbasso:
c’ereno certi frati de la Scala.5
Te
vedo, Marco mia, troppo smargiasso,6
e cquarchiduna de le tue se sala.7
Lassa de spacconà, nun fà er gradasso,
e aricordete er fin dé la scecala.8
A
ssentí a tté fai sempre Roma e ttoma:9
e poi ch’edè? viè spesso e vvolentieri
chi tt’arizzolla10 e tte ne dà ’na soma.
Ognomo
hanno d’avé li su’ mestieri:
chi ffa er boia, chi er re, chi scopa Roma:
sei bbraghieraro tu? ffà li bbraghieri.
Morrovalle, 21 settembre 1831 - De Peppe
er tosto
1
«Millanterie»: come spacconà sta per «millantare».
2 Asse:
principal carta a vari giuochi.
3 Rivolgi.
4
Il suono del peto.
5 Parte di ciò che si suol dire e
cantare a chi millanta, cioè: C’erano certi frati della Scala che dicevano
cala cala. - Il Convento della Scala è in Trastevere, abitato dai
Teresiani.
6 Smargiasso, smargiassata, smargiassare,
tutti vocaboli sinonimi di «spaccone», ecc. Se non che lo smargiasso è
«un millantatore che al romore delle parole unisce certa importanza di mimica».
7 Si sala onde fermare la corruzione.
8 A’
ciarloni si ricorda il fine della cicala, che canta canta e poi crepa.
9 Mari e monti.
10 Ti dà busse.
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