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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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134. Er cornuto

 

Ch’edè, sor testicciola de crapetto?
Da cche1 vvostra mojje annò a Ssan Rocco,2
avete arzato un’aria de sscirocco
e un muso duro da serciate3 in petto!

 

Parlo co vvoi, eh sor cacazibbetto:4
voletêsse chiamato cor batocco?
Co ttutto che5 ssapemo de lo stocco
che ttienete agguattato in ner corpetto.

 

Sor pioviccica6 mia, qui nun ce piove:
potressivo cavavve la frittella:7
tanto avete la testa in Dio sa ddove.

 

Ma lo sapemo che ttienete quella
drento a la torre de Capo-de-bbove
coll’antra de Sciscilia Minestrella.8

 

A Strettura la sera de’ 29 settembre 1831

De Peppe er tosto

 

 




1 Da quando.

2 Ospedale per le donne che vogliono partorire segretamente.

3 Selciate.

4 Presso i Romaneschi significa uomicciattolo di niun conto, o ragazzaccio.

5 Benché.

6 Nome di scherno.

7 La berretta.

8 Il sepolcro di Cecilla Metella sulla via Appia è chiamato Capo-di-bove per motivo de’ crani bovini che vi sono scolpiti d’attorno.

 

 






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