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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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242. Li ventiscinque novemmre

 

Oggiaotto ch’è Ssanta Catarina
se cacceno le store1 pe le scale,
se2 leva ar letto la cuperta fina,
e ssaccenne er focone in de le sale.

 

Er tempo che ffarà cquela matina
pe Nnatale ha da fàllo tal’e cquale.3
Er busciardello4 cosa mette? bbrina?
La bbrina vederai puro a Nnatale.

 

E ccominceno ggià li piferari5
a ccalà da montagna a le maremme
co cquelli farajôli6 tanti cari!

 

Che bbelle canzoncine!7 oggni pastore
le cantò spiccicate8 a Bbettalemme
ner giorno der presepio der Zignore.

 

 18 novembre 1831 - De Pepper tosto

 

 




1 Si cavano le stuoie. Alle porte d’ingresso delle case di persone nobili o agiate si pone una stuoia, o bussola imbottita.

2 Si.

3 Opinione volgare costantissima, che si ride dell’esperienza. Vari altri simili giorni di osservazione sono nel corso dell’anno.

4 Il bugiardello, il lunario.

5 Abruzzesi, suonatori di pive e cornamuse o cennamelle, che il popolo chiama ciaramelle.

6 Mantelletti rattoppati che raramente giungono loro al ginocchio.

7 Niuno può vantarsi di aver mai inteso ciò che essi cantano.

8 Tali e quali.

 

 






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