- Vol. 1°
- 345. L’astrazzione de Roma
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345. L’astrazzione de Roma
Che
cce vorressi fà? ciavevo tanta
speranza a l’astrazzion de stammatina,
e vvarda si cche ssorte de scinquina!
Tre, ssette, ventiquattro, otto, quaranta.
Buggiarà
er cannarone1 che li canta2
e cchi lli mette ggiú ne la terina:3
ch’io me voría ggiucà n’anguillottina4
si llí ddrento ce sò ttutt’e nnovanta.
E
pperché cc’è a l’Impresa er castelletto?5
Pe cconcertasse prima tra de loro
cuello c’ha da tirà ddoppo er pivetto.6
Ecco
si cche vvò ddí cquer conciastoro,7
quer passamano8 addietr’ar parapetto:9
nun ze sapessi mai tutt’er lavoro!
16 gennaio 1832 - Der medemo
1
Gridatore, persona di voce alta.
2 Cantare i numeri
è in Roma l’«annunziarli».
3 Bussolo d’argento in forma di
urna, consimile presso a poco ad una zuppiera, detta in Roma terrina, e
dal comune terina.
4 Uno degli storpiamenti di guillotine
(ghigliottina): quajjottina, anguillottina, ecc.
5 Congregazione
de’ notabili della Impresa de’ Lotti, i quali, raccolti insieme, mercé alcuni
loro metodi riconoscono e mettono fuori di giuoco pel di più quei numeri che
abbiano ecceduto nelle poste il carico delle vincite a cadaun numero assegnato.
6 Fanciullo. È un alunno dell’ospizio degli orfani.
7 Drappello composto dal prelato tesoriere e di altri
camerali.
8 I già detti, dal punto in che l’orfano estrae
una palla e la dà per di dietro alle spalle, si vanno passando uno all’altro il
cartellino numerato che dentro vi era: e ciò per verifica della susseguente
pubblicazione.
9 Della loggia di Monte-Citorio.
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