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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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367. Lo scozzone

 

Tu ssai dov’è Ssan Nicola in Narcione:1


bbè, a la svortata llí der Gallinaccio
er cavallo je prese un scivolone,
turutuffete,2 e llui diede er bottaccio.3

 

Ecco si cche vvor mmontà un sturione,4
mette la vita in mano a un cavallaccio:
coll’antri è annato via sempre bbenone:
co cquesto è ito ggiú ccom’uno straccio.

 

Restò ggelato, povero Cammillo!
Ce s’incontrò er decane de Caserta5
che nu l’intese mmanco uno strillo.

 

Disce Iddio: Morte scerta, ora incerta:
chi er risico lo , ribbinitillo6
omo a ccavallo sepporturuperta.7

 

22 gennaio 1832 - De Pepper tosto

 

 




1 Via di S. Niccola in Arcione, accanto alla quale chiesa è la via del Gallinaccio.

2 Parola d’uso, per esprimere il rumore della caduta.

3 Precipitò sonante.

4 Cavallo magro.

5 Il servitore decano del Duca di Caserta.

6 «Qui amat periculum, peribit in illo». (Libri ecclesiastici, iii,27).

7 Proverbio.

 

 






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