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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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391. Li commedianti de cuellanno

 

Ciappizzo:1 Palaccorda2 è la ppiú bbella
de tutti li teatri che ssò uperti:
tra ttanta frega3 de sturioni asperti4
nun fussantro la Ggiobba e Ccatinella!5

 

Ma un’antra compagnia come che cquella
c’un anno rescitaveno a Llibberti6
me ce ggiuco er zalario co l’incerti
c’a Rroma tanto nun ze ppiú avella.

 

Grattapopolo,7 ch’era l’impresario,
pe le parte d’aspettito,8 era l’asso,9
e cciaveva der zuo sino er vestiario.

 

E er zor Nicola Vedovo10 er tiranno?
cuanno disceva Oh rrabbia, che ffracasso!
Fasceva un strillo che ddurava un anno!

 

2 febbraio 1832 - De Pepper tosto

 

 




1 Ci convengo.

2 Il teatro di Pallacorda, degl’infimi di Roma.

3 Quantità.

4 Istrioni esperti.

5 La Job e Gattinelli: due primi attori.

6 Teatro delle Dame, detto di Alibert: il più vasto di Roma, ma inornato e di cattiva forma.

7 Raftopulo.

8 D’aspetto.

9 Cioè: «senza superiore»; metafora presa del giuoco della briscola.

10 Vedova.

 

 






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