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456. Li spiriti
4° (relativo al 3°)
Un
mese, o ppoco ppiú, ddoppo er guadagno
de la piastra, che ffesce er zanto prete,
venne pasqua, e ’r gabbiano1 che ssapete
cominciò a llavorà de scacciaragno.2
«Ch’edè?
Un buscio3 ar zolàro!4 Oh pprete
cagno»,5
fesce6 allora er babbeo che cconoscete:
«eccolo indove vanno le monete!
Và7 cche lo scudo mio scerca er compagno?».
Doppo
infatti du’ notte de respiro,
ecchete la Bbadessa de la muffa8
a ddajje ggiú cor zolito sospiro.
«Sor
Don Libborio mio, bbasta una fuffa»,9
strillò cquello; «e lle messe, pe sto ggiro,10
si le volete dí, dditele auffa».11
Roma, 21 novembre 1832 - Der medemo
1 Imbecille,
zimbello, ecc.
2 All’avvicinarsi della Pasqua di
Resurrezione si suole in Roma (e in quell’epoca sola dell’anno) spazzare le
pareti e i soffitti delle case. Lo scacciaragno, nome che benissimo
indica l’uso a cui è destinato, consiste in un fascio di… attaccato in cima ad
una pertica o ad una canna.
3 (con la c striscicata). Buco.
4 Suolaio, soffitto.
5 «Cane»: tolto
da cagnaccio, o dal maschio della cagna.
6 Disse.
7 Formula di scommessa; come per esempio: Va un luigi
che tal cosa accade? ecc.
8 Antica: la Badessa de’
mille anni.
9 Qui sta per «gherminella»; vale ancora:
«bugia con malizioso scopo».
10 Per questa volta.
11 Parola significante gratis, che dicesi derivare
dalle sigle A. V. F. poste già dai Romani sulle moli che i popoli soggetti
dovevano dirigere ed avviare senza mercede a Roma: cioè Ad Urbem Ferant.
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