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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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478. Er Paradiso

 

No, Rreggina1 mia bbella, in paradiso
nun perdi tempo co ggnisun lavoro:
nun ce trovi antro che vviolini, riso,
e ppandescèlo,2 ciovè ppane d’oro.

 

, a ddà udjenza ar giudio, pòzzèsse acciso!,3
nun ce metteno er becco4 antro che lloro,5
come si ttutto-cuanto sto tesoro
fussi fatto pe un cazzo scirconciso.6

 

Ecco che ddisce7 sto ggiudío scontento:8
«Sopra li leggi vecchi, mordivoi,
per vita mia! sta tutto el fonnamento».9

 

Ma llui nun 10 che Ggesucristo poi
ner morí fesce un’antro testamento,
e ’r paradiso l’ha llassato a nnoi.

 

Roma 23 novembre 1832 - Der medemo

 




1 Regina è presso il popolo un comune nome battesimale.

2 Panem de coelo.

3 Modo tolto dal vernacolo napoletano.

4 Mettere il becco, cioè: «penetrare».

5 Essi (con entrambe le o larghe).

6 Circonciso (con la c strisciata).

7 Dice.

8 Sgarbato, spiacevole.

9 Maniera di parlare degli ebrei romani. Mordivói è una parola con la quale esclamano nel parlare altrui, o se ne servono come di voce pronominale di apostrofe. Per vita mia, uno de’ giuramenti ebraici. Fondamento con la e larga.

10 Non sa.

 

 






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