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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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507. Le raggione der Cardinale mio

 

Calacce er piatto a nnoi?!1 parli pe ggioco:
me dichi bbuggiarate co la pala.
Calacce er piatto a nnoi?! Si cce se cala,
manco mettemo ppiú la pila ar foco.

 

Pe ssei cavalli e ttre ccarrozze in gala,
già er quattromila-e-ccinquescento2 è ppoco:
poi metti un po’ ssei servitori in zala,
un caudatario, un coco e un zottococo:

 

sguattero, cappellano, cammeriere,
mastro de scirimonie, cavarcante,
cucchiere, credenziere e ddispenziere:

 

metti er vestiario, e un pranzarello annante
de tre pportate come er mestiere;
che cce resta pe ddà a la governante?

 

Roma, 29 novembre 1832 - Der medemo

 




1 Allude alla voce corsa in novembre 1832, che fra le riforme economiche dello Stato, dovesse entrare una diminuzione di stipendio. Vedi su ciò il sonetto antecedente.

2 Attuale piatto de’ Cardinali. Sino a tutto il pontificato di Pio viii era di scudi 4000 annui. Gregorio xvi lo accrebbe di scudi 500, per patto, come si vuole, stretto fra i Cardinali in conclave, qual condizione simoniaca della novella elezione.

 

 






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