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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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531. La Bbocca-de-la-Verità1

 

In d’una cchiesa sopra a ’na piazzetta
un po’ ppiú ssù dde Piazza Montanara
pe la strada che pporta a la Salara,
c’è in nell’entrà una cosa bbenedetta.

 

Pe ttutta Roma cuant’è llarga e stretta
nun poterai trovà ccosa ppiú rrara.
è una faccia de pietra che ttimpara
chi ha ddetta la bbuscía,2 chi nnu l’ha ddetta.

 

S’io mo a sta faccia, c’ha la bbocca uperta,
je sce metto una mano, e nu la strigne,
la verità dda ttiella pe ccerta.

 

Ma ssi fficca la mano uno in buscía,
èssi3 sicuro che a ttirà nné a spigne
cuella mano che llí nnun viè ppiú vvia.

 

Roma, 2 dicembre 1832 - Der medemo

 




1 Chiesa sopra alcune rovine di un antico tempio voluto da alcuni di Matuta, da altri della Pudicizia Patrizia, e dai più moderni di Cerere e Proserpina, che Tiberio ricostrusse presso le Carceri del Circo Massimo. Il nome di questa chiesa è Santa Maria in Cosmedin, voce greca dinotante ornamento, essendo stata ornata da Adriano i nel 772. Il nome di Bocca-della-Verità, sotto il quale è comunemente e quasi esclusivamente in Roma conosciuta, deriva da un gran mascherone esistente nel portico alla sinistra di chi entra. Esso probabilmente fu in antico la bocca di qualche cloaca; ma la opinione sviluppata nel sonetto non circola in Roma fra’ soli bambini.

2 Bugia.

3 Sii.

 

 






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