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578. Er confronto
Che!
un zervitore appetto d’un cucchiere1
che
ttiè in mano la vita der padrone?!
Un zervitore, c’o sta a ffà er portrone
sur cassabbanco,2 o arregge er cannejjere!3
Lo
conosscete poco er mi’ mestiere,
sor Decàne,4 pe mmette er paragone:
e vve date a scropì5 per un cojjone
fascenno co sta scòrza6 er cavajjere.
Io
guido li ppiù nnobbili animali
ch’Iddio mettessi in ne la terra vòta,
e ttu ttiri ar padrone li stivali.
Tra
li cucchieri nun c’è ggente ssciota:7
ma ttu e li pari tui sai cuanto vali?
cuanto un zomaro e un uditor-de-rota.8
Roma, 9 dicembre 1832 - Der medemo
1 Sempre accesa è
una generosa gara intorno alla dignità di un cocchiere posta in confonto con
quella di un servitore.
2 Panca esistente nelle sale de’
servi.
3 Reggere il candelliere, tenere il moccolo,
ecc., vale: «fare il testimonio degli altrui amori».
4 Decano
dei servi di una famiglia, ma per omaggio si suole concedere questo titolo a qualunque
altro servitore, al modo che si dà del reverendissimo ad ogni
fratazzuolo.
5 Scoprire.
6 Livrea.
7 Sciocca.
8 Uditor di Rota è
propriamente uno de’ xii prelati
giudici di quel tribunale: ma in senso ironico dicesi anche de’ servi, per lo
udir che fanno il romor delle ruote dietro a’ cocchi dei loro signori.
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