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608. Un antro vitturino
M’aricconta
mi’ padre che l’Ingresi
c’ar zu’ tempo a li stati papalini
ce vienivano a ffà li milordini,1
spenneveno
da prencipi Bborghesi.2
Ma
bbisogna che mmó cquelli paesi
abbino dato fonno a li cuadrini,
perché mmó sse la passeno a llustrini,3
e bbiastímeno4 poi d’avélli spesi.
Io
m’aricordo sempre, m’aricordo,
d’uno che mme maggnò la bbonamano,5
e ppiú strillavo ppiú fasceva er zordo.
Io
je disse però dda bbon romano:
«Accidentacci in faccia ar zor Milordo
ch’è sbarcato a la chiavica de Fiano».6
Roma, 14 dicembre 1832 - Der medemo
1 Dalla parola mylord
è derivato in Roma il vocabolo di milordo o milordino, in
significazione di «uomo azzimato».
2 Per dinotare
ricchezze e splendidezza, il volgo introduce sempre il paragone della famiglia
principesca dei Borghese.
3 Mezzi paoli d’argento.
4 Bestemmiano.
5 Soprappiù del prezzo
di nolo, che i vetturini non mancano mai di pretendere, né mai di riputar
sufficiente.
6 Cloaca che sembra un portone, patente nel
bel cuore del Corso romano, intorno al palazzo degli Ottoboni Duchi di Fiano,
prossima però adesso a scomparire, mercé la nuova livellazione già incominciata
di quella via.
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