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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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625. L’ingeggno dell’Omo

 

Er venardí de llà,1 a la vemmaria,
io incontranno ar Corzo Margherita,
je curze2 incontro a bbracciuperte:3 «Oh Ghita,
propio me n’annerebbe fantasia!».4

 

Disce: «Ma indove?». Allora a l’abborrita5
je messe er fongo e la vardrappa mia,6
e ddoppo tutt’e ddua in compagnia
c’imbusciassimo7 drento ar Caravita.8

 

Ggià llí ppare de stà ssempr’in cantina:9
e cquer lume che cc’è, ddoppo er rosario
se smorzò pe la santa dissciprina.

 

Allora noi in d’un confessionario
ce dassimo una bbona ingrufatina
da piede a la stazzione der Zudario.10

 

Roma, 18 dicembre 1832 - Der medemo

 




1 Il penultimo venerdì.

2 Le corsi.

3 A braccia aperte.

4 Ne avrei fantasia.

5 Senza esitare, con niun complimento.

6 Il fungo e la gualdrappa: il cappello e il ferraiuolo.

7 C’imbucammo.

8 Oratorio annesso alla casa gesuitica di Sant’Ignazio, e dai padri Gesuiti ufficiato. Fu fondato da un padre Caravita o Garavita di Terni, e serve ad uso di esercizii di pietà. Ivi si danno i così detti esercizii alle Dame; ivi è un’opera di missioni; ivi è eretto un sodalizio di compagni e collaboratori de’ missionari, detti volgarmente i Mantelloni, dal lungo mantello nero che indossano; ivi finalmente, oltre le funzioni diurne dei giorni feriali e festivi, in ciascuna sera dell’anno, dall’avemaria alla prima ora della notte si adunano molti uomini a recitare preci, a udire dei sermoni, a confessarsi, e in tutti i venerdì come in altre sere della settimana a disciplinarsi: ciocché si eseguisce al buio non senza gravi inconvenienti talora accadutivi. Terminato quindi il trattenimento, alcuni dei più zelanti escono dall’oratorio, e seguiti da altri divoti (quasi tutta gente volgare) si diramano per la città recitando il rosario interpolato da canzoncine divote: e tanto bene prendono misura fra il tempo e la via, che giunti, chi a tale e chi a tal altra Madonna delle quali non è penuria per le strade di Roma, ivi come a meta del loro viaggio termina appuntino il rosario e s’intuonano le litanie. Al fine di queste e di altre prozioncelle, parte in prosa e declamate, parte in versi e cantate, ciascuno al saluto di Sia laudato Gesucristo risponde sempre con un Sempre sia laudato, e va al suo qualunque piacere.

9 Molta oscurità regna sempre in quell’oratorio.

10 Attorno alle pareti dell’oratorio sono disposti i noti 14 quadrucci della Via Crucis. Vedi sul Caravita il son…

 

 






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