- Vol. 1°
- 631. Er ventidua descemmre
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631. Er ventidua descemmre
Propio
cuesta che cqui nnun ve la passo,
de dí cche sto governo è un priscipizzio.
Sor coso1
mio, levàtevelo er vizzio
de laggnavve accusí dder brodo grasso.2
Er
Zantopadre, pe ddiograzzia, è ll’asso,3
è un testone,4 è un papetto5 de
ggiudizzio:
e ssi ariviè ssan Pietro a ffà st’uffizio,
lui se ne frega e sse lo porta a spasso.6
Oggi
(e cqua vvedi cuant’è ssanto e ddotto)
voleva ggiustizzià er Governatore
scerti arretrati, che ssò ssette o otto.7
Sai
c’arispose er Papa a Mmonzignore?
«Giustizzia?! che ggiustizzia; io me ne fotto:
ner giubbileo8 se nassce e nnun ze more».
Roma, 19 dicembre 1832 - Der medemo
1 Qui sta come nome
di disprezzo: ma generalmente tutti gli enti onde ignorasi il nome sono coso
o cosa, donde poi il verbo cosare.
2 Cioè:
«del buono e del comodo».
3 È impareggiabile, come l’asse
di certi giuochi di carte.
4 Equivoco fra gran testa
e una moneta da tre paoli.
5 Altro equivoco fra moneta da
due paoli, di cui vedi il son…, e il diminutivo di Papa. Questi
diminutivi come è un ometto, è un figurino, e simili, si adoperano anzi
per dare importanza al soggetto.
6 Gl’impone.
7
Il 22 dicembre 1832 doveva infatti accadere l’esecuzione di queste
sentenze capitali, e l’andò come qui dicesi.
8 Su tal
giubileo vedi sonetti…
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