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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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634. La dispenza der madrimonio

 

Cuella stradaccia1 me la llograta:
ma cquanti passi me sce fussi fatto
nun c’era da ottené pe ggnisun patto
de potemme sposà cco mmicuggnata.

 

Io sc’ero diventato mezzo matto,
perché, ddico, ch’edè sta bbaggianata2
c’una sorella l’ho d’avé assaggiata
e llantra ! nnun è ll’istesso piatto?

 

Finarmente una sera l’abbataccio
me disse: «Fijjo, si cc’è stata coppola,3
provelo, e la liscenza te la faccio».

 

«Benissimo Eccellenza», io jarisposi:
poi curzi a ccasa, e, ppe nun una stroppola,4
m’incoppolai Presseda, e ssemo sposi.

 

Roma, 20 dicembre 1832 - Der medemo

 




1 La via detta degli Uffici del Vicario, dove sono notai e altri incaricati in cose matrimoniali e di costume pubblico.

2 Ridicolezza a cui si dia importanza.

3 Copula.

4 Menzogna ufficiosa.

 

 






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