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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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683. Lo stato de lo Stato

 

È vvero che nnoi semo sderelitti,1


ma ccosa ha dda er Papa co sta freggna2
de debbiti, de smosse3 e dde delitti
tutto pe vvia de sta settaccia indeggna?

 

Dico, cos’ha da ? Pprova, s’ingeggna,
va ttra una goccia e llantra,4 attacca editti,
opre e sserra bbottega, impeggna e speggna,
s’ajjuta co l’apparti e cco l’affitti.5

 

Però, ppe quanto dichi e cquanto facci,
pe cquanto s’arranchelli6 a ddà la leva,
la pietra nun ze move, e ssò affaracci.

 

Ah! ddisse bbene un omo che ddisceva
c’oggi l’editti cqua ssò ttutti stracci
che un Papa mette e un stracciarolo leva.

 

Roma, 28 dicembre 1832 - Der medemo

 




1 Rifiniti, prostrati.

2 Flagello.

3 Commozioni.

4 Va tra un male e l’altro, per evitarli entrambi. Questa frase indirizzasi in Roma scherzevolmente a chi si espone alla pioggia senza ripari.

5 Gli appalti e gli affitti possono attualmente chiamarsi, se non il primo, il secondo flagello pubblico.

6 Si arrampicichi, si sforzi.

 

 






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