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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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705. Er Cardinale bbona momoria

 

Su’ Eminenza, pe cquanto l’investivo,
nun vorze damme1 mai ggnisun conforto.
Quello però cche nnun ha ffatto vivo,
dímo2 la verità, ll’ha ffatto morto.

 

E cchi spacciassi cchera cattivo,
direbbe male e jje farebbe torto;
perché, è vvero, er zussidio è un po’ stantivo,
ma ttratanto sti stracci oggi li porto.

 

E ppoi c’è stato er moccolo3 e ’r papetto4
pe ddijje5 un tesprofunni6 attornattorno
ar catafarco che ppareva un letto.

 

Tutti sti lugri7 nun mmica un corno:8
e cce vorebbe che Ddio bbenedetto
se raccojjessi9 un Cardinale ar giorno.

 

Roma, 6 gennaio 1833 - Der medemo

 




1 Volle darmi.

2 Diciamo.

3 Non si manca mai questa distribuzione di cera agli aderenti del defunto, ed anche per la pompa a chi ne richiede. Stimasi suffragio all’anima del trapassato. Di queste candelette fatto poi un cumulo, si vende, e se ne spende il ritratto in quel che Dio vuole.

4 Lira romana, di cui vedi le note… del Sonetto

5 Dirgli.

6 De profundis.

7 Lucri.

8 Un nonnulla.

9 Si raccogliesse.

 

 






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